Ci sono moltissimi aspetti
riguardanti la rinata joint-venture tra McLaren e Honda che noi spettatori non
sappiamo, non possiamo sapere e - probabilmente - non sapremo mai, ma che
continuano a tenere banco tra gli appassionati e ad alimentare discussioni, rimbalzi
d’opinione e rilascio di sentenze basate più sulla sensazione personale che non
sulla certezza. Insomma, ognuno c’ha la sua. Niente di nuovo né di anormale, la
classica querelle da Bar Sport.
Io mi sento di stare
da quella parte che nutre fiducia nelle capacità e nelle risorse
(indiscutibilmente notevoli) dei due partner e che guarda speranzosa allo
sviluppo della stagione nella convinzione di riuscire a vedere un loro recupero
di competitività che, anche se non rapido, possa animare con elementi
aggiuntivi la lotta in pista per le zone più nobili.
Personalmente tendo a
credere a quelle dichiarazioni rilasciate del direttivo del team secondo le
quali la prestazione espressa in Australia sia stata eccessivamente sotto il
livello esprimibile. Certe notizie le ho trovate convincenti e tecnicamente
fondate, come quella riguardante il livello di potenza resa disponibile dalla
Power Unit, volutamente tenuta prudenzialmente molto al di sotto delle sue
capacità, ed in particolare il comparto elettrico, ma che nel complesso avrebbe
menomato l’auto di Button di quasi 200 cv. Già queste condizioni, secondo me,
sono sufficienti a riconsiderare la prestazione di Button a Melbourne: hai
voglia ha tenere il passo degli altri, anzi, mi viene da complimentarmi con
Piedone Perez, che pur con una PU Mercedes dietro la schiena ha dovuto
smadonnare in quattro lingue per riuscire a superare il mai domo Jenson. Di
fatto la velocità massima di Button in gara è stata di ben 20 km/h inferiore a
quella delle velocissime (solo sul dritto) Sauber. Ma a questi fattori è
doveroso aggiungerne degli altri, ad essi comunque strettamente legati e
sicuramente influenti, come l’impossibilità di riuscire a far lavorare in
maniera corretta le gomme che, a quanto si è appreso, con temperature di
esercizio non ottimali hanno avuto una resa, in termini di grip e di consumo, davvero
poco performante. In pratica si è instaurato una sorta di circolo vizioso
autoalimentante a limitare il rendimento, per certi versi anche aerodinamico,
della McLaren.
È comprensibile che
Honda volesse cercare di accumulare il maggior numero di giri possibile e di
finire la gara, i dati ricavabili da una serie così intensa di giri come quelli
percorsi in un GP, rappresentano una risorsa inestimabile per il team vista la
pochezza dei risultati dei test prestagionali. A quanto risulta hanno forse un
po’ peccato in eccesso di prudenza, ma in assenza di certezze ritengo abbiano
agito bene.
Ma a farmi ben sperare
in ottica futura però ci sono anche altri aspetti trapelati dall’analisi post
gara, uno su tutti quello sulla resa in pista delle diverse monoposto in
termini di velocità di percorrenza in curva, visto che Button ha
complessivamente ottenuto la quarta prestazione assoluta, stando dietro solo al
duo Mercedes ed alla Williams di Massa, mettendosi quindi alle spalle il resto
del lotto, comprese entrambe le Ferrari. Se si considera poi che Raikkonen ha
girato nei suoi due stint esclusivamente su gomme soft e che aveva un passo
notevole (secondo solo ad Hamilton e Rosberg), si può ritenere questo risultato
della McLaren come ben più che incoraggiante. Sì perché una buona percorrenza
di curva è sintomo di una certa indiscutibile salute telaistica ed aerodinamica.
Honda è un colosso
industriale al pari di (se non di più) Mercedes, non lesinerà certamente in
risorse per trovare quell’affidabilità necessaria a far esprimere appieno la
propria Power Unit che, se libera (si dice), sia in grado di attestarsi già su
potenze paragonabili (ed in certi casi persino superiori) a quelle delle altre
case.
Ma come ben sappiamo, e parafrasando un vecchio spot pubblicitario: la potenza è nulla senza controllo.
Ma come ben sappiamo, e parafrasando un vecchio spot pubblicitario: la potenza è nulla senza controllo.
La macchina sembrerebbe
dunque esser nata sotto una buona stella e, risolti gli affanni di gioventù,
sono sempre più convinto che McLaren-Honda - uscendo dall’ombra - potrebbe
essere la più concreta compagine (tecnica, ma soprattutto economica) a potersi contrapporre
con autorità alla potentissima corazzata Mercedes.
Alessandro
Team Bielle Roventi
Campionato Senna
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