Attenzione: post ad alto contenuto sentimentale
Per chi tifa una squadra, nel mio caso la Ferrari, i piloti sono un po' dei partner di cui ci si innamora.
Alcuni sono amori brucianti e passionali come nel caso di Alonso; li adori ma ci litighi furiosamente e ti fanno soffrire, guardano le altre mentre tu ti chiedi "Perché non sono come mi vuoi?", li odi, li vuoi lasciare ma alla fine ti riconquistano e riaccendono la fiamma.
A volte sono amori placidi e tranquilli su cui puoi contare come Berger, a volte sono storie passeggere nate un po' così per divertirsi come Irvine. Oppure trovi quello che piace tanto alla famiglia, il più bello, il più bravo, il ragazzo che tutte le amiche ti invidiano e la scintilla non scatta e non sai bene perché. Lo saluti in un novembre brasiliano e scopri che c'era di più, che di quel Schumacher non avevi capito una mazza.
E ci sono gli amori giovanili, quelli timidi e travolgenti con il cuore che batte forte. Si cresce, arrivano altri amori e viene il tempo di lasciarli. E lasciarli crea una tristezza infinita.
Per tre anni Raikkonen e Massa sono stati gli amori giovanili e quando è arrivata la passione spagnola si è dovuto scegliere. Nell'addio c'era la nostalgia per chi se ne andava dicendo che con te aveva vissuto male, ma anche la paura di capire se chi rimaneva ti avrebbe ancora amato come prima.
Dopo quattro anni siamo di nuovo allo stesso punto: a salutare un rapporto ormai logoro ma a cui ripenserai sempre un poco e a capire se quel biondino è ancora lui, se ti vuole davvero, se ti perdonerà il tradimento. Se sarà come Alesi che fu appiedato dal bello e impossibile ma dopo vent'anni urla ancora dal podio di Monza "Forza Ferrari".
Patrizia
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