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giovedì 17 luglio 2014

IMPULSIVO O CALCOLATORE?



Nel corso della stagione di F1 2012, la McLaren aveva schierato una macchina molto performante, capace di vincere ben 7 Gran Premi su 20, al pari di una certa Red Bull che viaggiava in pieno apice realizzativo.

McLaren e Red Bull hanno in pratica vinto i 2/3 delle gare disponibili lasciando il resto alla Ferrari (3 sempre di Alonso) e alle occasionali singole  vittorie di Mercedes (Rosberg in Cina), Williama (Maldonado in Spagna… mammam mia!) e Lotus (Raikkonen ad Abu Dhabi). Tutto questo riepilogo giusto per ricordare quanto prestazionale fosse quella McLaren del 2012, ma anche per ricordare quanto questa fosse anche soggetta ad inconvenienti e defaillance. Una macchina potenzialmente vincente ma che, come già visto in altre occasioni nella recente storia McLaren, un po’ gracile sulla distanza di un campionato. Tanto da relegare il team inglese al terzo posto nella classifica costruttori, a ben 82 punti dalla vincitrice Red Bull, nonostante uno stesso numero di GP vinti. Finì addirittura dietro alla Ferrari che, come si è già detto, ne vinse vinte solamente 3 e con Massa andato a podio in solo 2 occasioni e che per 6 volte non portò  nemmeno punti.

In quella stagione Hamilton e Button finirono quarto e quinto in classifica generale, divisi l’un l’altro da soli 2 punti (rispettivamente 190 e 188, tanto per chiarire le idee a chi continua a sostenere che Button è un sopravvalutato), con 5 ritiri per Hamilton e 2 per Button.
Si ricorderà in particolare quella bruciante rottura del cambio occorsa verso la fine del GP di Singapore alla vettura di Hamilton, piombata proprio nel momento in cui Lewis stava andando a vincere dopo una gara dominata con grande autorevolezza. Manco a dirlo poi vinse Vettel e, beffa delle beffe, Button arrivò secondo a conferma del grande potenziale inespresso. In quell’occasione Hamilton apparve particolarmente abbattuto, si vide uscire dall’auto e scuotere la testa con aria sconsolata e le spalle abbassate. In molti dissero che quello fu l’istante in cui maturò in forma definitiva l’idea di andarsene dalla McLaren. Successivamente, quando si seppe che aveva ceduto alle facoltose lusinghe della Mercedes, Hamilton fu anche additato come irragionevole, orgoglioso, ingrato ed addirittura più interessato al compenso che alla fedeltà alla bandiera. Che la sua insofferenza alla cronica difficoltà finalizzatrice McLaren e la sua impulsività lo avessero spinto ad accettare una sfida improba con quella Mercedes che da anni non riusciva a cavare un ragno dal buco e che aveva demolito la seconda carriera di un mostro sacro come Kaiser Shumy, si disse che la sua voglia di cambiare aria non gli avesse fatto scegliere l’auto più veloce.

Ma alla luce delle prestazioni di questa stagione, siamo proprio certi che Hamilton quella volta non guardò alla macchina più veloce? Sarà proprio vero che quando lasciò McLaren per Mercedes non avesse già ben capito che i tedeschi erano molto più avanti di tutti gli altri per questo epocale cambio regolamentare 2014? Volete forse dirmi che per attirare un campione come Hamilton, in Mercedes non gli abbiano fatto fare un giretto in fabbrica? Che Lewis non avesse visto che il motore girava già dal 2011? Che non avesse realizzato che il progetto della macchina 2014 era già a buon punto di avanzamento?
Ma poi, considerato ciò, si pensi che contemporaneamente Hamilton era ben consapevole di cosa stavano facendo in McLaren, sapeva che se ne sarebbero andati via uomini chiave (in Mercedes guarda caso) e che proprio McLaren avrebbero poi perso il motore Mercedes, con le implicazioni tecniche annesse e connesse.

Io sono piuttosto propenso a credere che Lewis abbia molto ben ponderato la sua scelta, che abbia affrontato la stagione 2013 nell’intento di ambientarsi per benino nel nuovo team, senza particolari pressioni e senza grandi aspettative, cosciente che probabilmente avrebbe raccolto poche soddisfazioni, viste le precedenti annate della Mercedes. Ma anche con la consapevolezza che così facendo avrebbe poi avuto in mano tutte le carte buone per partire alla grande nel 2014. Sono convinto che Hamilton non avesse per niente fatto un salto nel buio, anzi. Piuttosto ora credo che sia stato invece molto avveduto. Ha potuto toccare con mano la potenza del colosso Mercedes e ha avuto pochi dubbi. La mossa più ben pensata del recente passato nel mercato piloti.

E’ chiaro che noi da casa, che non sappiamo niente di quel che accade dietro le quinte, possiamo parlare solo col senno di poi. Ma è anche vero che, col senno di poi, si sbaglia poco.

Alessandro
Team Bielle Roventi
Campionato Senna

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