Noi, che seguiamo da spettatori
gli sport, siamo gli appassionati, i sognatori, quelli che si immedesimano,
che si fanno trasportare
dall’immaginazione, quelli che desiderano. In fin dei conti vorremmo correre
e competere in prima persona, guidare e battagliare, calarci nei panni dei
protagonisti e vivere di sport… sport, parola che significa fatica, sudore,
sforzo, confronto, ma anche scontro, spesso voglia di rivalsa, sempre voglia di
vincere, ma che nel pacchetto include anche il perdere. Grandi gioie e grandi
delusioni.
Noi che ci alimentiamo di
passione e di sport vissuto in terza persona, costituiamo, alla fin fine,
quella moltitudine varia ed indistinta che rende possibile il successo delle
discipline e degli eventi, e che dona ai protagonisti delle gare l’opportunità
di trasformarsi in personaggi amati, talvolta anche in eroi acclamati.
Noi tifosi, in un certo modo,
siamo parte vitale ed imprescindibile dello sport dell’era moderna, elargitori
del consenso e depositari dello strumento di critica per antonomasia, il
pollice verso.
Noi spettatori dello sport siamo
pertanto meritevoli di attenzione e di rispetto, il nostro parere più diffuso
deve avere un valore pesante e non trascurabile.
Solo che… eh… non è vero? C’è un
“solo che…”
Solo che noi che bazzichiamo su
questo blog, apparteniamo ad una categoria di tifosi atipici, noi siamo gli
appassionati di F1. La nostra storia recente non rende giustizia alla nostra
natura di sostenitori. Purtroppo no. La “macchina F1” ha realizzato talmente
tanto seguito e così tanta ammirazione da essersi tremendamente montata la
testa, ha perso contatto con la realtà ed ha assunto ormai forma e dimensioni
tali per cui, sebbene gli appassionati le siano molto vicini ed accerchianti,
vive in una dimensione spocchiosamente isolata dal popolo che l’ha consacrata a
massima disciplina del motrosport. Viaggia
su un piano parallelo e vede questa massa oceanica di maniaci smaniosi agitarsi
e arrabattarsi ai propri piedi, ed anziché interessarsene e prestarle orecchio,
se ne guarda bene e si sistema comoda dietro una parete di vetro opalescente, così
da non percepire altro che un moto sfocato ed attutito di masse nebulose. Non ascolta le voci
di critica, non sente i lamenti di protesta, da per scontata l’assoluta correttezza
delle proprie azioni e non si cura della sofferenza del suo popolo, il popolo
bue.
Alessandro
Team Bielle Roventi
Campionato Senna
Team Bielle Roventi
Campionato Senna
4 commenti:
Poeta ;-)
se lo hai scritto tu, hai un futuro come editorialista per un giornale sportivo.. :)
Esagerati, non sapevo proprio che scrivere ma non volevo lasciare per strada altri crediti, ho solo messo in bella copia un po' di aria fritta
Cmq grazie :D
Posta un commento