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giovedì 9 ottobre 2014

Nella pioggia di Suzuka

Tutta l'attenzione per il GP del Giappone è stata ovviamente catalizzata dal terribile incidente di Jules Bianchi, che ha rimandato a situazioni e atmosfere che in F1 non si vivevano più da un paio di decenni, e che si sono vissute più di recente in MotoGP.
Questa volta la copertura televisiva mi è sembrata molto più prudente rispetto ad episodi simili del passato, per lungo tempo non si è nemmeno capito cosa fosse successo e chi fosse coinvolto. Troppo? Non lo so, difficile trovare un equilibrio in queste cose.
Quando in telecronaca si è cominciato a parlare dell'incidente con la gru mi è venuto in mente il GP del Brasile del 2003, quando ci furono una serie di uscite di pista tutte nello stesso punto del tracciato, e alla fine andò a sbattere anche Schumacher, finendo contro le barriere proprio a pochi metri da una gru che stava spostando una vettura incidentata.
In questo genere di competizioni il pericolo non si può eliminare del tutto, e a volte la differenza tra un incidente serio e una delle tante uscite di pista senza conseguenze è molto sottile. Anche senza tornare indietro di dieci anni, basta ricordare l'incidente di Valentino Rossi ad Aragona di dieci giorni fa. Vale si becca una ruotata in testa e perde i sensi, poi però si riprende, gli esami medici sono a posto, e allora contano sono gli errori di chi è scivolato sulla pista bagnata, la bravura di chi ha cambiato gomme al momento giusto, di chi ha stretto i denti e ha sgomitato fino al traguardo... Questa volta purtroppo non è andata così.
A Suzuka si sarebbe potuto fare qualcosa di diverso? Si potrà fare qualcosa di diverso in situazioni analoghe in futuro? Si deciderà di mandare sempre in pista la safety car come nelle serie americane? Si spera che la F1 possa imparare dai propri errori, e quindi vedremo se gli eventi dello scorso GP avranno insegnato qualcosa. Ma per ora i pensieri corrono innanzitutto a Bianchi: forza Jules!

Cesare,
Rackham le Rouge

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