Ma questa F1, ma dove sta andando? Ma che strada sta prendendo? Cosa ne
sarà?
A seguirne le vicende da casa avverto una grande confusione, forse anche
un po’ orchestrata ad arte, messa in scena dalle diverse figure coinvolte. Le controversie agonistiche dovrebbero
generare passione e coinvolgimento, ma nella realtà dei fatti, per come si sviluppano, mi stanno sempre più facendo salire la nausea e una sorta di insofferenza alle ciance buttate là senza
interruzione. Una stanchezza crescente.
Non c’è un team che la pensi come un altro, i costruttori devono
difendere immagine e vendite; i clienti pretendono di decidere cosa gli deve
essere fornito, in barba alle decisioni strategiche di chi - da fornitore - progetta,
pianifica, investe e magari vorrebbe mantenere quel vantaggio tecnologico
guadagnato con i propri sforzi; i team minori sono in costante sofferenza e
reclamano più risorse. I piloti un po’ ci sono e un po’ ci fanno; uno vuole il
rumore, un altro vuole più aerodinamica, quell’altro invece vuole le gomme più
larghe, a Ciccio non cambia niente, Pasticcio paga per il sedile e quindi non si
azzarda a fiatare contro chicchessia e gli va bene tutto. La FIA vorrebbe apparire autorevole ma in realtà sembra un cane che
scodinzola per compiacere qualcuno, ma è incerta su chi sia quello giusto da
accontentare, e quindi intanto tergiversa disorientata.
Land of Confusion |
Il guaio però risiede nel fatto che l’attuale sistema decisionale in F1
vuole che per ogni ratifica di qualsivoglia variazione allo status, vi sia l’unanimità
di intenti di una moltitudine di entità che, per naturale diversità di vedute, di
origine e di interessi, non saranno quasi
mai concordi. Nel mazzo, a metterci il becco, ci sono veramente troppe
figure: i team, la FIA, la FOM, gli sponsor, il gommista, Sky, Ecclestone e
chissà chi altro. Tutti pestano i piedi, tutti frignano per qualcosa e nel
frattempo si fanno lo sgambetto a vicenda. Un turbine di giochini di palazzo, politica e ripicche che porteranno
al collasso. Un pachiderma che evidentemente non è in grado di partorire nemmeno
il famoso topolino.
Forse, per una volta, mi vedo costretto a trovarmi d’accordo con una delle ultime uscite
del vecchiaccio dal caschetto bianco: era meglio quando in F1 c’era la dittatura. Uno
solo che decide e, che vada bene o che vada male, quello che dice lui si deve
fare, e si fa. E a chi non sta bene: saluti e baci, quella è la porta.
Ma con le cose così come stanno ora, F1... quo vadis?Alessandro
Team Bielle Roventi
Campionato Senna
Qui vadis? Va a Sochi, nel glorioso gran premio di Russia.
RispondiEliminaUna corsa in Francia? L'autodromo di Monza? Le piste tedesche? Mavalà, andiamo a correre in Corea dove finiscono di costruire la pista mentre le monoposto girano per le prove, andiamo a Baku, tutti ad Austin dove della Formula 1 non gliene frega una beata.
Tanto i tifosi europei hanno le dirette sui canali a pagamento: già che paghi puoi anche svegliarti nel cuore della notte per vederti la gara. Così quegli scrocconi che non hanno Sky non possono neanche andare al bar e vedersi a sbafo la diretta, tiè.
E per fare più spettacolo, si cambian le regole ogni due gran premi. Oggi qualifiche a tagliola. Domani li facciamo correre su tre ruote. A metà campionato tutti a ballare l'hully gully dalla Carlucci il sabato sera.
Povera Formula 1, come ti stai riducendo :-(