Dirò un sacco di ovvietà, ma è una cosa che mi serve fare. Mi serve perché
magari, in questo modo, la finisco di cascare in continuazione nella trappola
giornalistica dell’illusione che nel mondiale di F1 possa esserci una
competizione serrata tra i top team o, se non altro, che esista un barlume di
possibilità che la differenza di prestazione possa man mano assottigliarsi. Le dichiarazioni
pre e post gara, le interpretazioni e le analisi degli specialisti e dei media
puntano a tenere vivo l’interesse per un campionato che, in maniera lampante già
dalla fine del precedente, non avrebbe avuto storia. Ma questo è il loro
lavoro, ed è l’orticello da cui traggono nutrimento per sopravvivere. Ai media serve
creare quell’illusione, nutrire la speranza. Per loro è vitale. A loro è
funzionale irretire lo spettatore, per assicurarsi la permanenza di una
sufficiente platea di sostentamento.
Ma la limpida verità è che la Mercedes è imprendibile, straordinariamente
fuori portata; assistiamo in continuazione e su ogni differente tracciato, a tutte
gare senza gara. Una superiorità palesata da quelle due auto in tutti i
settori, nessun aspetto risulta deficitario e attaccabile.
L’unità motrice rappresenta fin dall’esordio il riferimento assoluto
ed irraggiungibile della categoria, sai per prestazioni che per livello
tecnologico, realizzato grazie ad un budget - definito da chi ne sa – come “colossale”,
con un anticipo progettuale e di sviluppo rispetto ai concorrenti, volendo essere
clementi, un po’ sospetto, ma che io preferisco definire un po’ vergognoso. Il telaio
e la dinamica del veicolo rasentano la perfezione: grande efficienza
aerodinamica, esemplare equilibrio meccanico, non stressa le gomme e permette
di non dover ricercare una limitatissima finestra di funzionamento termico ottimale
per le coperture, come accade invece per altri. Con qualsiasi mescola.
Da casa non si percepisce, ma i piloti vanno talmente di conserva (fatte
le dovute proporzioni in considerazione del fatto che pur sempre di
competizione si sta parlando) che alla bisogna, anche a pneumatici teoricamente
stanchi, possono permettersi di aprire gap con una certa facilità e, a seconda
dell’umore di giornata, anche eliminarsi a vicenda senza mai correre il rischio
di perdere la testa in nessuna delle classifiche iridate. E questo tutto
sommato mi va anche bene.
Ho realizzato che raggiungerli, per gli altri, è
un’impresa impossibile, sono troppo avanti. Neanche sappiamo quanto, e di certo
non se ne stanno con le mani in mano.
Personalmente sono scettico anche in
merito alla ventilata possibilità di annullamento del gap prestazionale che
potrebbe introdursi col cambio regolamentare alle porte; i giornalisti
(ovviamente) ne straparlano con immotivato entusiasmo, ma già ho dato
spiegazione di come la penso sulla loro vitale necessità di ciarlare in proposito. Ammettiamo
pure che forse potrebbe ridursi un pochino, questo benedetto divario, ma io sono
estremamente convinto che i "tedeschi" (che però hanno tutte LE sedi del team fortemente
radicate in Inghilterra) resteranno ancora saldamente davanti a tutti… con
margine.
Alessandro
Team Bielle Roventi
Campionato Senna
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