Campionati

giovedì 7 luglio 2011

Il male oscuro

Dopo gli entusiasmi e le gioie vissute grazie alla rocambolesca gara del Canada, siamo tornati ordinatamente nei ranghi a rivivere la mediocre F1 moderna nell’appuntamento di Valencia.
E così mi si fa sempre più forte la sensazione che quanto visto a Montreal sia stato più frutto del clima, del caso e delle circostanze piuttosto che di una nuova vitale fase della storia delle competizioni. Ci sono in effetti troppe cose che mi lasciano un po’ l’amaro in bocca, alla luce delle quali anche i risultati canadesi perdono un po’ di smalto.
Vedere una gara condotta in funzione di un sorpasso pianificato alla sosta ai box (come accadeva ai tanto conclamati bei tempi di Schumacher) mi faceva venire l’orticaria. Questa cosa forse adesso si vede di meno, ma mi rendo conto che sto diventando altrettanto intollerante ai sorpassi che, seppur fatti in pista, sono evidentemente troppo facilitati da cavilli regolamentari e trucchetti aerodinamici, tanto da puzzare un po’ di falso e artefatto. Non è così, secondo me, che si dovrebbe giudicare una gara avvincente o la bravura di un pilota.
C’è una quantità di cose che nel corso delle stagioni è entrata a far parte della normalità della F1 ma che invece io credo contrasti con lo spirito originario della formula e ne falsi l’identità. Non sono un nostalgico a tutti i costi e nemmeno uno avverso al progresso tecnologico ed all’introduzione di nuove soluzioni, anzi. Ma in tutta onestà di fronte a certe innovazioni e a certi vincoli regolamentari (che talvolta sono gli uni conseguenza degli altri e altre volte invece ne costituiscono la genesi) rimango piuttosto scettico. Storicamente la “Massima Formula” è una competizione di tecnologia e di uomini, di inventiva, di idee, di abilità e capacità costruttiva, ma anche di fatica, sudore, sensibilità e talento agonistico. E siccome non tutte le persone hanno le stesse idee e le stesse convinzioni, ma ognuno ha delle proprie e uniche peculiarità distintive, sarebbe naturale aspettarsi un riflesso di ciò anche nella realizzazione delle macchine e nell’approccio alle gare. Ed è qui che invece ci si scontra con la realtà attuale, contro un regolamento tecnico apertamente votato alla standardizzazione dei mezzi e delle prestazioni.
Un perfetto esempio di ciò si ha sul fronte motori: tutti uguali, tutti vincolati, sviluppo bloccato, più o meno tutti potenti allo stesso livello, bene così. Ma perché? Per i costi forse? Ma per piacere. In questo modo si uccide lo sport motoristico che guarda caso, per definizione, si basa sull’uso di un motore. Cioè l’elemento su cui si fonda questo tipo di competizione non è più oggetto di competizione. Quasi stento a crederci. Non si possono più avere idee e convinzioni progettuali differenti, né un orientamento alle gare che possa in qualche modo distinguersi da quello degli altri. La Ferrari soffre un’aerodinamica non all’altezza degli avversari? Se per ipotesi potesse montare un propulsore diverso potrebbe magari confrontarsi in pista in maniera differente, nel rispetto dei propri credo tecnici e delle proprie tradizioni di casa costruttrice. Come peraltro succedeva non moltissimo tempo fa: io monto un V12 e sulle piste veloci stammi dietro se ci riesci, tu hai un V8 e sui tracciati guidati la lepre la fai tu.
Se in quest’ottica ripenso allo scorso Gran Premio di Barcellona, con quel drittone da 1 km, posso anche immaginare un epilogo diverso da quello che ha visto la Ferrari doppiata, probabilmente non vincente ma forse neanche umiliata. Tanto per fare un esempio.

Di cose come questa che mi stanno di traverso ce né, ne ho una lista, ma ora non voglio annoiare chi legge con una filippica sulle regole evidentemente sbagliate che tarpano e disconoscono il DNA della F1. Resto convinto che al male della F1 ci siano senz’altro delle cure efficaci, prima fra tutte quella alla sordità di chi comanda il gioco, che non sente la passione ma solo il suono della calcolatrice.













Non solo Ferrari



Alessandro
Team Bielle Roventi
Campionato DeAngelis

2 commenti:

  1. Io aggiungerei che se veramente si vuole ridurre i costi sostenuti dalle scuderie perché Eccleston non gira qualche percentuale del suo guadagno alle scuderie? Perché non ridurre i guadagni di c'entra poco con le scuderie?

    Lo so, sono polemico, ma è per questo che non mi interesso più di sport, perché ormai di sportivo c'è rimasto veramente poco.

    Ciao, ciao.
    Cristiano

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