1 maggio 1994 Ayrton Senna muore in Italia sulla pista di Imola davanti agli occhi miei e di milioni di spettatori appassionati in mondo visione.
25 aprile 2001 Michele Alboreto muore in Germania sulla pista di Laustzring durante una sessione di test privati, lontano da telecamere e tifosi.
Non ho nulla da aggiungere a quanto è stato abbondantemente scritto su Ayrton, le sue gesta, il segno indelebile che ha lasciato in uno sport che dopo di lui non è più stato lo stesso, non c’è nulla che io possa aggiungere per descrivere il vuoto che gli appassionati come me, che quando è morto avevano vent’anni, portano dentro e che per questo interpretano gli anni magici di Schumacher, e tutta la formula 1 post - Senna, solo come freddo elenco di numeri e statistiche elencati dal commentatore di turno.
25 aprile 2001 Michele Alboreto muore in Germania sulla pista di Laustzring durante una sessione di test privati, lontano da telecamere e tifosi.
Non ho nulla da aggiungere a quanto è stato abbondantemente scritto su Ayrton, le sue gesta, il segno indelebile che ha lasciato in uno sport che dopo di lui non è più stato lo stesso, non c’è nulla che io possa aggiungere per descrivere il vuoto che gli appassionati come me, che quando è morto avevano vent’anni, portano dentro e che per questo interpretano gli anni magici di Schumacher, e tutta la formula 1 post - Senna, solo come freddo elenco di numeri e statistiche elencati dal commentatore di turno.
Quest’anno ricorrono i 10 anni dalla scomparsa di Michele Alboreto; ovviamente nessuna traccia di commemorazione negli organi di informazione per ricordare quella che è stata la tragica perdita del miglior talento italiano degli ultimi 30 anni.
A tutt’oggi nessun italiano dopo di lui è riuscito almeno a lottare per il campionato, a tutt’oggi nessun italiano è riuscito ad essere vincente sulla scuderia per antonomasia, quella di Maranello.
Michele era dannatamente veloce e dopo i successi nelle formule minori e i due gp cittadini vinti con la modesta Tyrrell, la Ferrari non poteva lasciarlo scappare
Michele era un gentleman, un ingenuo onesto che ha rinunciato in seguito a squadre più competitive per restare in una Ferrari ai minimi storici, probabilmente per rispetto verso l’ingegnere, probabilmente perchè voleva vincere da italiano su una squadra italiana.
A Michele piaceva il suo lavoro e non ha disdegnato, dopo la Ferrari, di correre in squadre minori o emergenti nel suo finale di carriera, e non ha esitato a rimettersi in gioco cimentandosi con le ruote coperte sulle vetture sport, centrando anche la vittoria nella 24 ore di Le Mans con una Porsche.
Nel team Audi Sport dove voleva finire la carriera da vincente , ha invece trovato la morte, lontano dai clamori, lontano dai tifosi che lo acclamavano quando lottava per il mondiale 1985, lontano da tutti, solo nell’abitacolo, mentre faceva quello che più amava: guidare.
Ma non temere, Michele, dopo dieci anni, qualcuno ti ricorda ancora.
A tutt’oggi nessun italiano dopo di lui è riuscito almeno a lottare per il campionato, a tutt’oggi nessun italiano è riuscito ad essere vincente sulla scuderia per antonomasia, quella di Maranello.
Michele era dannatamente veloce e dopo i successi nelle formule minori e i due gp cittadini vinti con la modesta Tyrrell, la Ferrari non poteva lasciarlo scappare
Michele era un gentleman, un ingenuo onesto che ha rinunciato in seguito a squadre più competitive per restare in una Ferrari ai minimi storici, probabilmente per rispetto verso l’ingegnere, probabilmente perchè voleva vincere da italiano su una squadra italiana.
A Michele piaceva il suo lavoro e non ha disdegnato, dopo la Ferrari, di correre in squadre minori o emergenti nel suo finale di carriera, e non ha esitato a rimettersi in gioco cimentandosi con le ruote coperte sulle vetture sport, centrando anche la vittoria nella 24 ore di Le Mans con una Porsche.
Nel team Audi Sport dove voleva finire la carriera da vincente , ha invece trovato la morte, lontano dai clamori, lontano dai tifosi che lo acclamavano quando lottava per il mondiale 1985, lontano da tutti, solo nell’abitacolo, mentre faceva quello che più amava: guidare.
Ma non temere, Michele, dopo dieci anni, qualcuno ti ricorda ancora.
Ciao, dai un saluto a tutti gli altri lassù con te.
Damiano
MK1 Racing Team
Complimenti per l'articolo!
RispondiEliminaHo la pelle d'oca e ti ringrazio per uno degli articoli piu' belli ( se non il piu' bello ).
RispondiEliminaIl ricordo del mitico Michele a cui molti di noi sono affezzionati, lascia trapelare le tue emozioni (quelle che cerchiamo di trovare anche solo guardano un GP) trasmettendole a chi legge.
Thanks!
Enrico
ASR