Cinque
gare e cinque vincitori diversi su cinque macchine diverse… e quando mai! E
forse ancora non abbiamo visto tutto.
Ma
che succede quest’anno? Finalmente un eccezionale livello di spettacolo? Come
quello da tanto tempo agognato da appassionati e nostalgici?
Stupefacente
imprevedibilità dovuta ad una straordinaria parità di mezzi mai vista prima?
Piloti finalmente in grado di esprimersi al massimo del loro potenziale?
Macchè.
Le
gomme. Ecco, a quanto pare è tutto da imputare a loro. Le gomme.
La
Pirelli ha creato le coperture 2012 secondo le richieste dei team: differenza
di tempi sul giro tra le mescole e breve durata, purchè sia differenziata tra
un tipo e l’altro.
Ma
ora si capisce (nuovamente) che la moglie ubriaca richiede il tributo di una
botte vuota, ed ecco che lo scotto da pagare è una finestra di utilizzo termico
ottimale per le gomme che risulta estremamente ridotta. Pochi gradi insomma
fanno una grande differenza: se stai sotto il range non danno grip e si
sgretolano; se stai sopra scivolano e si consumano alla velocità della luce.
Per
centrare l’obiettivo si deve aggiustare il miglior compromesso di tantissimi
fattori, anzi IL COMPROMESSO, quello che vale solo per la tua macchina e deve
tener conto della temperatura dell’asfalto e dell’aria, della loro anche minima
variabilità, dello stile di guida del pilota e della sua capacità di gestire il
consumo gomme, del carico di benzina e del baricentro dell’auto (legati tra loro a doppio
filo e che cambiano drasticamente dallo start alla bandiera a scacchi), del
carico aerodinamico, della rigidezza del setup e dell’efficienza globale della
monoposto. Poi ci sono l’erogazione del motore, il tipo di pista, il tipo di
asfalto, il tipo di cordoli. Senza trascurare aspetti come il dover correre nel
traffico, ovvero con flussi disturbati, o con aerodinamica “libera”. E chissà che altro ancora.
Ma
questi non sono di certo aspetti nuovi nella F1 moderna, anzi sono arcinoti e sapientemente sfruttati. Ma quest’anno, a causa della particolare
suscettibilità delle coperture, sono fonte di prestazioni estremamente
brillanti (forse anche un po’ all’eccesso) o spaventosamente deludenti a
seconda che si azzecchi o meno quell’equilibrio instabile e mai uguale da una
gara all’altra che fa lavorare al massimo gli pneumatici.
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15 giri? Speriamo... |
Quindi
non basta avere la macchina più veloce del lotto, o la più equilibrata, o
quella con gli scarichi meglio soffiati (che palle). No, non basta. Si deve
avere una ottima equipe di uomini e una grandissima capacità di tecnici,
ingegneri e piloti a saper leggere il momento, le reazioni, le regolazioni. Un
mix di esperienza e intuizione.
Ma
anche queste sono tutte cose che in un team di Formula 1 (vale quasi per ogni
team) non mancano di certo.
E
allora? Il guizzo che fa la differenza dove sta?
A
quanto mi è parso di capire, per ora, ci vuole più culo. Oppure, se si preferisce, meno sfiga.
Solo che quest’ultima, come è noto, è cieca e gironzola un po’ AC/DC (Alla
C@xxo Di Cane) pericò... boh
A
voi piace una disciplina sportiva che si svolge sotto questi termini? A me non
più di tanto, mi sa troppo da lancio di dadi, e i giochi dove ci sono i dadi
non mi convincono mai fino in fondo.
Buon
Montecarlo gente, ci sarà da sbellicarsi.
Alessandro
Bielle
Roventi
Campionato
Senna